15 luglio 2003
Il 15 luglio 2003 era martedì. Lavoravo in prova nell’ufficio commerciale di una pelletteria a Piumazzo. Io da quel momento non sono più riuscita a pensare ad altro. Mio nonno è stato dimesso sabato mattina, venerdì sera mi ero fatta forza per chiedergli il suo numero, perchè non l’avrei più rivisto in ospedale. Invece me l’ha chiesto prima lui, in una scena di quelle da imbarazzo storico, e siamo rimasti d’accordo per vederci in un posto un po’ più consono. Mio nonno sta benone, ed è ancora tutto contento quando pensa che il suo secondo ictus è servito a farmi conoscere Enrico. Mi ha solo raccomandato di tenermelo stretto, perchè gli scoccerebbe farsi venire il terzo per cercarmi un altro moroso. |
L’urlo di Mark fa tremare il paddock
L’urlo di Mark fa tremare il paddock
Dopo il traguardo Webber libera la gioia via radio con la squadra
NURBURG
La Red Bull – parola di Mark Webber – ha un grosso problema: «Costruire una vetrinetta per mettere tutte le coppe». Humour australiano, probabilmente. Webber è un ottimo ragazzo e gli avrebbero perdonato qualunque cosa, anche l’urlo primordiale esploso via radio quando ha tagliato il traguardato. Il suo ingegnere ha fatto appena in tempo a togliersi la cuffia per evitare danni permanenti all’udito. Vittoria meritatissima. Il compagno, il già acclamato fenomeno Sebastian Vettel, è rimasto annichilito: «Io ci ho provato a stargli dietro, Mark era imbattibile».
Trentadue anni, 132 Gran premi, una sola vittoria, ieri in Germania. Eppure il talento c’è. Garantisce Flavio Briatore, che lo ha inserito giovanissimo nella sua agenzia di piloti e ancora ne cura il management. Finora non ha avuto la monoposto giusta, mentre adesso guida quel prodigio tecnologico che è la Red Bull progettata da Adrian Newey. «Per la prima volta sono in grado di vincere», spiega. Eppure la stagione ha rischiato di saltarla: in novembre, in sella a una bicicletta, ha fatto un frontale con un’automobile: femore fratturato e braccio malmesso, gli attrezzi del mestiere del pilota costretti all’immobilità nel gesso e poi a una lunga e delicata riabilitazione. Mark salta i test invernali e si presenta al via di Melbourne, nella sua Australia, senza sapere nulla di gomme slick e di un’aerodinamica rivoluzionaria che cambia lo stile di guida. Deve improvvisare. Soffre. Conclude 12°, ma il pubblico lo sostiene. Chilometro dopo chilometro prende confidenza, diventa più regolare. Un miglioramento costante: è il pilota che ha fatto più punti nelle ultime 4 gare: 30, contro i 27 di Button, i 24 di Vettel e i 17 di Barrichello.
Ieri ha rischiato di rovinarsi la giornata al via con quella botta a Barrichello. «L’avevo perso di vista, mi sono spostato sulla destra, ho sentito il colpo e mi sono detto: “ecco dov’era”. Non l’ho fatto apposta, non è nel mio stile». Vero. E’ persona schietta, l’opposto della diplomazia. Nel 2007 è l’unico ad affrontare Hamilton a muso duro: «Se continui così, qualcuno in pista si farà male. Datti una regolata».
Basterebbe questo a farne un pilota atipico nel panorama pastorizzato della F1 Anni Duemila. Svetta anche per il fisico: 184 cm di altezza per 74 di peso (lui e Robert Kubica sono i più alti). Longilineo, un volto che andrebbe bene a James Bond, la fidanzata storica Ann che non assomiglia a una modella e ha 15 anni più di lui, un understatement che potrebbe trasformarlo in personaggio. Nel tempo libero organizza trekking nella giungla per raccogliere fondi da devolvere in beneficenza. La passione per gli sport gli ha portato fortuna. Da ragazzo lavora nel negozio di moto del padre Alan, ma è facendo il raccattapalle dei Canberra Raiders che diventa amico di David Campese, capitano della nazionale Aussie di rugby. Sarà proprio Campese a prestargli i soldi per correre in auto nelle serie europee: Formula Ford, Formula 3, Fia Gt, Formula 3000. La trafila classica. Nel ’99, durante il warm up della 24 Ore di Le Mans, rischia l’osso del collo al volante di una Mercedes. Nel 2002 debutta in F1 con la Minardi. Prima gara in Australia e 5° posto con la cenerentola delle monoposto. Ma la carriera non esplode: passa alla Jaguar, poi Williams e, nel 2007, la Red Bull. Tanti piazzamenti, qualche exploit, rendimento incostante. Gli mancava la maturità. O forse non aveva la macchina. Ora ha entrambe le cose.
Altrove: precisamente in Svizzera
Ah, giusto. Dimenticavo. |
Altrove
E’ un po’ che sono assente da qui… E in effetti devo ammettere che in questi giorni non ho molta voglia di scrivere, anche se avrei tante cose da raccontare. |
Il Bello del Venerdì – 16
Salve salvino a tutti, e ben arrivati a Il Bello del Venerdì! Il solo-ed-inimitabile Will Ferrell, che oltre a questa ci ha regalato altre perle come Elf, Ricky Bobby, The Producers, Zoolander e svariati altri.
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